giovedì 11 febbraio 2016

laboratori sulle relazioni - semi di saggezza


I semi di saggezza

Come nel precedente laboratorio, abbiamo cercato di trovare degli spunti di riflessione sulle “Relazioni” partendo dalle parole dei relatori delle serate che hanno preceduto l’avvio dei laboratori stessi. Di seguito verranno presentati questi “semi di saggezza” che hanno arricchito il percorso del nostro Albero delle Relazioni.

Adriana Cantisani: la nostra Tata preferita, ha esposto nella serata iniziale un’introduzione generale sulla genitorialità toccando anche i temi delle relazioni. Tra le tante interessanticose dette, appaiono particolari quattro spunti:

“Voglio vedere i miei figli fuori casa”: questa frase, che potrebbe apparire buffa e detta da una “mamma disperata”, sintetizza invece il senso del lavoro di genitore. Quello a cui ogni genitore dovrebbe puntare è contribuire alla creazione di individui autonomi e in grado di interagire con gli altri, di affrontare le loro difficoltà positivamente, di avere valori guida ecc. Il lavoro di genitore non si esaurisce nel qui ed ora, con l’educare bimbi ubbidienti, ma si protrae nel futuro. Autonomia, capacità di scelta, autostima, soluzione dei problemi diventano quindi competenze su cui lavorare e da sviluppare, che serviranno ai nostri bimbi di oggi a diventare adulti efficaci e competenti nel domani.

“Guardiamoci negli occhi”: la tecnologia e la fretta ci hanno privato di una parte centrale della comunicazione: lo sguardo e l’intesa che nasceva da questo. Ritrovare lo sguardo dell’altro, mentre comunichiamo, è invece fondamentale per comprendere se il messaggio è arrivato. Anche nelle cose più quotidiane. Non gridiamo dall’altra stanza a nostro figlio di venire a cena (irritandoci se poi non lo fa), ma prendiamoci il tempo per comunicarglielo guardandolo negli occhi. Solo in questo modo possiamo assicurarci che ci abbia sentito e compreso. Oltre ad essere un modo più gentile ed efficace, ci risparmierà qualche inutile arrabbiatura.

“Generazione whatsapp”: i giovani sono fortemente condizionati dalle tecnologie, così come le loro relazioni. Attualmente siamo in una generazione definita whatsapp, dove video, immagini, messaggi vocali facilitano la velocità del messaggio tra l’uno e l’altro, ma nel contempo dove tutto rimane nel tempo, senza poter essere cancellato poiché si memorizza nei dispositivi a cui viene inviato. Velocità di diffusione, incancellabilità dei messaggi, multiformità dei messaggi stessi sono delle risorse importanti, che però in mani inesperte possono diventare trappole e creare problemi.

“Cosa volete dai figli? Chiedetelo chiaramente!”: molto spesso pretendiamo delle cose dagli altri, soprattutto dai figli, senza chiarire bene, né a noi, né a loro, cosa vogliamo veramente. Cerchiamo di essere chiari con i bambini, non diciamo troppe cose, ma arriviamo chiaramente al punto. Parliamo in positivo “Cammina lentamente” è meglio di “Non correre”.

Tommaselli e Bonaldi: Nella serata sui disturbi dell’alimentazione è stato chiaro come in tali disturbi siano centrali le relazioni, sia nella loro formazione (il confronto con gli altri, il non saper gestire un problema facendosi aiutare) sia nel loro sviluppo (le continue bugie che si devono dire agli altri per nascondere il disturbo, il dramma dei familiari e dei conoscenti che si sentono in colpa e non sanno come aiutare), sia nella loro riduzione (è soltanto attraverso l’aiuto degli altri che si può guarire). Oltre a questo alcune riflessioni importanti sono:

“L’emozione centrale in adolescenza? La vergogna”: se un tempo l’emozione tipica che si associava all’adolescenza era la rabbia, la voglia di evadere e contrastare gli adulti, ora l’emozione che appare più diffusa è la vergogna. Il confronto con l’altro non porta ad un arricchimento, ma ad un continuo giudizio che fa sentire inadeguati, non a posto, non all’altezza. Questa emozione è un’emozione complessa, molto più difficile da gestire e sopportare della rabbia, e che può dare ripercussioni più nefaste.

“La mia visione del mondo non è una fotografia”: ognuno di noi ha un suo punto di vista che può essere diametralmente diverso da quello dell’altro. Nessuno ha “la verità”, ma ognuno legge la quotidianità  a modo suo.  E’ importante essere consapevoli di questo e comprendere che non sempre quello che a me risulta chiaro o semplice lo è per gli altri. Questo porta spesso ad incomprensioni forti, ma può anche portare ad un arricchimento reciproco se si lavora sull’empatia e l’attenzione verso la visione altrui.

Serena Valorzi: l’interessante ed intensa serata sulle nuove tecnologie ha fornito molteplici spunti sull’attualità delle relazioni, non sempre create vis a vis, ma mediate spesso da mezzi tecnologici. Tra i vari suggerimenti, quelli più interessanti al tema delle relazioni riguardano:

“Parlare delle tecnologie fin da piccoli”: i nostri figli sono dei “nativi digitali” e avranno sicuramente a che fare con le tecnologie. Fargliele conoscere fin da piccoli vuol dire comprendere che esistono delle risorse nuove a loro disposizione. Nel contempo è importante parlare con loro, fin da piccolissimi, dei possibili rischi delle tecnologie e dell’educazione accessoria che serve per affrontarle in modo adeguato. Essere sprovveduti e incauti in internet può avere contraccolpi molto più gravi dell’esserlo nella piazza del paese.  Il mondo del web è un mondo parallelo, con molte insidie e molte risorse, in cui si deve viaggiare con le dovute precauzioni e l’aiuto di un adulto.

“Genitori sono bussole”: i genitori conoscono spesso meno le tecnologie degli adolescenti, ma per questo non devono lasciarli soli di fronte ai mille pericoli che le tecnologie possono avere. Anche in questo caso devono assumere il ruolo di bussola, e guidare i figli a correre meno rischi possibili. Attraverso l’informazione e la condivisione con altri adulti possono individuare i messaggi educativi più efficaci per aiutare i loro figli.

“Relazioni faccia a faccia vs relazioni via schermo”: le relazioni faccia a faccia sono ben diverse da quelle che si possono ottenere via schermo. Una delle differenze fondamentali è fisiologica: le relazioni faccia a faccia attivano nel nostro organismo l’ossitocina, l’ormone del benessere, creando rilassamento e gioia; le relazioni via schermo, o comunque l’uso di TV, PC, smartphone ecc. attivano l’adrenalina, quindi l’ormone dell’attivazione, dello stress. A lungo andare, la carenza di ossitocina  e la presenza eccessiva di adrenalina possono avere ripercussioni molto negative sulla salute.

Inside-out: non era uno degli eventi inseriti nel programma dell’Albero delle Relazioni, ma il film si è così bene intrecciato con i temi da noi proposti che ci è sembrato necessario citarlo. Le cinque emozioni base protagoniste del film (Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura” hanno insegnato in modo divertente:

“Emozioni-ricordi-personalità”; tutto il film si centra sulla consapevolezza che esiste una forte connessione tra emozioni provate, ricordi e personalità. Le emozioni permettono di creare dei ricordi, alcuni dei quali sono così importanti e centrali nella vita delle persone da porre le basi per la propria personalità.  Le emozioni sono una cosa che passa e va, ma stanno alla base di chi siamo e di quello in cui crediamo.

“Elogio alla tristezza”: il film si può riassumere in questa frase. Mentre nel contesto attuale sembra che l’unica cosa importante sia la gioia, la felicità, il successo, nel film il messaggio controcorrente indica come sia fondamentale  essere in grado di provare ed esprimere tristezza. Solo la tristezza dà agli altri l’idea che si ha bisogno di aiuto e crea un terreno fertile per la relazione. Negare la tristezza dà spazio ad altre emozioni negative (Rabbia, paura…) che allontanano dagli altri. Aiutare i propri bambini ad accettare i propri momenti di tristezza e ad esprimerla per ottenere sostegno dagli altri è un compito educativo importante per i genitori.

Gianluca Gini: l’esperto in relazioni ha proposto una serata interessante ed approfondita su quelle che sono lo sviluppo delle relazioni e delle abilità sociali ed il contributo che i genitori possono avere nel facilitare competenze utili per l’intera vita della persona. Tra gli spunti di riflessione più interessante ha suggerito:

“Gli amici sono una palestra”: l’entrare in relazione con altri bambini è una continua palestra per le abilità sociali, una forma di relazione che, attraverso prove ed errori, mette quotidianamente alla prova le nostre capacità di cooperazione, di gestione dei conflitti, di comprensione empatica dell’altro. Dare momenti di relazione libera, non strutturata o guidata dall’adulto, diventa di per se una importante fonte di apprendimento per i bambini.

 “Il gioco non è un passatempo”: giocare per i bambini non è un modo per passare (o ancor meno perdere) tempo. E’ anche questa una fonte di apprendimento inestimabile. Il gioco di fantasia, il mettersi nei panni dell’altro (fare la maestra, il dottore, il pompiere, la mamma…) diventano un modo per comprendere il punto di vista dell’altro e quindi allenano l’empatia. Anche i giochi di ruolo (dallo scappa e prendi, alla lotta, al nascondino) permettono di comprendere aspetti fondamentali delle relazioni (la complementarietà, la reciprocità, i turni, le regole, la differenza di ruolo…) che vengono appresi in modo divertente, ma efficace.