I semi di saggezza
Come
nel precedente laboratorio, abbiamo cercato di trovare degli spunti di
riflessione sulle “Relazioni” partendo dalle parole dei relatori delle serate
che hanno preceduto l’avvio dei laboratori stessi. Di seguito verranno
presentati questi “semi di saggezza” che hanno arricchito il percorso del
nostro Albero delle Relazioni.
Adriana Cantisani: la nostra
Tata preferita, ha esposto nella serata iniziale un’introduzione generale sulla
genitorialità toccando anche i temi delle relazioni. Tra le tante interessanticose
dette, appaiono particolari quattro spunti:
“Voglio
vedere i miei figli fuori casa”: questa frase, che potrebbe apparire buffa
e detta da una “mamma disperata”, sintetizza invece il senso del lavoro di
genitore. Quello a cui ogni genitore dovrebbe puntare è contribuire alla
creazione di individui autonomi e in grado di interagire con gli altri, di
affrontare le loro difficoltà positivamente, di avere valori guida ecc. Il
lavoro di genitore non si esaurisce nel qui ed ora, con l’educare bimbi ubbidienti,
ma si protrae nel futuro. Autonomia, capacità di scelta, autostima, soluzione
dei problemi diventano quindi competenze su cui lavorare e da sviluppare, che
serviranno ai nostri bimbi di oggi a diventare adulti efficaci e competenti nel
domani.
“Guardiamoci
negli occhi”: la tecnologia e la fretta ci hanno privato di una parte
centrale della comunicazione: lo sguardo e l’intesa che nasceva da questo.
Ritrovare lo sguardo dell’altro, mentre comunichiamo, è invece fondamentale per
comprendere se il messaggio è arrivato. Anche nelle cose più quotidiane. Non
gridiamo dall’altra stanza a nostro figlio di venire a cena (irritandoci se poi
non lo fa), ma prendiamoci il tempo per comunicarglielo guardandolo negli
occhi. Solo in questo modo possiamo assicurarci che ci abbia sentito e
compreso. Oltre ad essere un modo più gentile ed efficace, ci risparmierà
qualche inutile arrabbiatura.
“Generazione
whatsapp”: i giovani sono fortemente condizionati dalle tecnologie, così
come le loro relazioni. Attualmente siamo in una generazione definita whatsapp,
dove video, immagini, messaggi vocali facilitano la velocità del messaggio tra
l’uno e l’altro, ma nel contempo dove tutto rimane nel tempo, senza poter
essere cancellato poiché si memorizza nei dispositivi a cui viene inviato.
Velocità di diffusione, incancellabilità dei messaggi, multiformità dei
messaggi stessi sono delle risorse importanti, che però in mani inesperte
possono diventare trappole e creare problemi.
“Cosa
volete dai figli? Chiedetelo chiaramente!”: molto spesso pretendiamo delle
cose dagli altri, soprattutto dai figli, senza chiarire bene, né a noi, né a
loro, cosa vogliamo veramente. Cerchiamo di essere chiari con i bambini, non
diciamo troppe cose, ma arriviamo chiaramente al punto. Parliamo in positivo
“Cammina lentamente” è meglio di “Non correre”.
Tommaselli e Bonaldi: Nella
serata sui disturbi dell’alimentazione è stato chiaro come in tali disturbi
siano centrali le relazioni, sia nella loro formazione (il confronto con gli
altri, il non saper gestire un problema facendosi aiutare) sia nel loro
sviluppo (le continue bugie che si devono dire agli altri per nascondere il
disturbo, il dramma dei familiari e dei conoscenti che si sentono in colpa e
non sanno come aiutare), sia nella loro riduzione (è soltanto attraverso
l’aiuto degli altri che si può guarire). Oltre a questo alcune riflessioni
importanti sono:
“L’emozione
centrale in adolescenza? La vergogna”: se un tempo l’emozione tipica che si
associava all’adolescenza era la rabbia, la voglia di evadere e contrastare gli
adulti, ora l’emozione che appare più diffusa è la vergogna. Il confronto con
l’altro non porta ad un arricchimento, ma ad un continuo giudizio che fa
sentire inadeguati, non a posto, non all’altezza. Questa emozione è un’emozione
complessa, molto più difficile da gestire e sopportare della rabbia, e che può
dare ripercussioni più nefaste.
“La
mia visione del mondo non è una fotografia”: ognuno di noi ha un suo punto
di vista che può essere diametralmente diverso da quello dell’altro. Nessuno ha
“la verità”, ma ognuno legge la quotidianità
a modo suo. E’ importante essere
consapevoli di questo e comprendere che non sempre quello che a me risulta
chiaro o semplice lo è per gli altri. Questo porta spesso ad incomprensioni
forti, ma può anche portare ad un arricchimento reciproco se si lavora
sull’empatia e l’attenzione verso la visione altrui.
Serena Valorzi: l’interessante
ed intensa serata sulle nuove tecnologie ha fornito molteplici spunti
sull’attualità delle relazioni, non sempre create vis a vis, ma mediate spesso
da mezzi tecnologici. Tra i vari suggerimenti, quelli più interessanti al tema
delle relazioni riguardano:
“Parlare
delle tecnologie fin da piccoli”: i nostri figli sono dei “nativi digitali”
e avranno sicuramente a che fare con le tecnologie. Fargliele conoscere fin da
piccoli vuol dire comprendere che esistono delle risorse nuove a loro
disposizione. Nel contempo è importante parlare con loro, fin da piccolissimi,
dei possibili rischi delle tecnologie e dell’educazione accessoria che serve
per affrontarle in modo adeguato. Essere sprovveduti e incauti in internet può
avere contraccolpi molto più gravi dell’esserlo nella piazza del paese. Il mondo del web è un mondo parallelo, con
molte insidie e molte risorse, in cui si deve viaggiare con le dovute
precauzioni e l’aiuto di un adulto.
“Genitori
sono bussole”: i genitori conoscono spesso meno le tecnologie degli
adolescenti, ma per questo non devono lasciarli soli di fronte ai mille
pericoli che le tecnologie possono avere. Anche in questo caso devono assumere
il ruolo di bussola, e guidare i figli a correre meno rischi possibili.
Attraverso l’informazione e la condivisione con altri adulti possono
individuare i messaggi educativi più efficaci per aiutare i loro figli.
“Relazioni
faccia a faccia vs relazioni via schermo”: le relazioni faccia a faccia
sono ben diverse da quelle che si possono ottenere via schermo. Una delle
differenze fondamentali è fisiologica: le relazioni faccia a faccia attivano
nel nostro organismo l’ossitocina, l’ormone del benessere, creando rilassamento
e gioia; le relazioni via schermo, o comunque l’uso di TV, PC, smartphone ecc.
attivano l’adrenalina, quindi l’ormone dell’attivazione, dello stress. A lungo
andare, la carenza di ossitocina e la
presenza eccessiva di adrenalina possono avere ripercussioni molto negative
sulla salute.
Inside-out: non era uno degli
eventi inseriti nel programma dell’Albero delle Relazioni, ma il film si è così
bene intrecciato con i temi da noi proposti che ci è sembrato necessario
citarlo. Le cinque emozioni base protagoniste del film (Gioia, Tristezza,
Rabbia, Disgusto e Paura” hanno insegnato in modo divertente:
“Emozioni-ricordi-personalità”;
tutto il film si centra sulla consapevolezza che esiste una forte connessione
tra emozioni provate, ricordi e personalità. Le emozioni permettono di creare
dei ricordi, alcuni dei quali sono così importanti e centrali nella vita delle
persone da porre le basi per la propria personalità. Le emozioni sono una cosa che passa e va, ma
stanno alla base di chi siamo e di quello in cui crediamo.
“Elogio
alla tristezza”: il film si può riassumere in questa frase. Mentre nel
contesto attuale sembra che l’unica cosa importante sia la gioia, la felicità,
il successo, nel film il messaggio controcorrente indica come sia
fondamentale essere in grado di provare
ed esprimere tristezza. Solo la tristezza dà agli altri l’idea che si ha
bisogno di aiuto e crea un terreno fertile per la relazione. Negare la
tristezza dà spazio ad altre emozioni negative (Rabbia, paura…) che allontanano
dagli altri. Aiutare i propri bambini ad accettare i propri momenti di
tristezza e ad esprimerla per ottenere sostegno dagli altri è un compito
educativo importante per i genitori.
Gianluca Gini: l’esperto in
relazioni ha proposto una serata interessante ed approfondita su quelle che
sono lo sviluppo delle relazioni e delle abilità sociali ed il contributo che i
genitori possono avere nel facilitare competenze utili per l’intera vita della
persona. Tra gli spunti di riflessione più interessante ha suggerito:
“Gli
amici sono una palestra”: l’entrare in relazione con altri bambini è una
continua palestra per le abilità sociali, una forma di relazione che,
attraverso prove ed errori, mette quotidianamente alla prova le nostre capacità
di cooperazione, di gestione dei conflitti, di comprensione empatica
dell’altro. Dare momenti di relazione libera, non strutturata o guidata
dall’adulto, diventa di per se una importante fonte di apprendimento per i
bambini.
“Il gioco non è un passatempo”: giocare
per i bambini non è un modo per passare (o ancor meno perdere) tempo. E’ anche
questa una fonte di apprendimento inestimabile. Il gioco di fantasia, il
mettersi nei panni dell’altro (fare la maestra, il dottore, il pompiere, la
mamma…) diventano un modo per comprendere il punto di vista dell’altro e quindi
allenano l’empatia. Anche i giochi di ruolo (dallo scappa e prendi, alla lotta,
al nascondino) permettono di comprendere aspetti fondamentali delle relazioni (la
complementarietà, la reciprocità, i turni, le regole, la differenza di ruolo…)
che vengono appresi in modo divertente, ma efficace.