La rabbia nei bambini e negli adolescenti
Una delle emozioni che più preoccupa i
genitori, anche quelli frequentanti il laboratorio, è la rabbia. Come gestire
la nostra rabbia nei confronti dei figli? Come insegnare a gestire la rabbia in
modo adeguato? Queste le domande più frequenti che venivano poste.
Ecco alcune considerazioni.
Tutti i bambini, come tutte le persone, si arrabbiano. Quando
ci sentiamo minacciati, rispondiamo immobilizzandoci (freeze), fuggendo
(flight) o aggredendo (fight). La rabbia è l’espressione corporea
dell’aggredire. Ma noi non rispondiamo con rabbia solo a minacce esterne. Noi rispondiamo con rabbia anche ai nostri
stessi sentimenti o per paura di alcune emozioni. Quindi quando abbiamo
paura, ci sentiamo feriti, proviamo dolore, delusione o sofferenza, tendiamo ad
attaccare per difenderci da queste emozioni dolorose. Questo è
ancor più tipico nei bambini, che hanno maggior difficoltà ad autoregolarsi.
Quando i bambini si arrabbiano, attaccano il fratellino (che
ha rotto il loro gioco), i genitori (che non sono stati giusti con loro), gli
insegnanti (che li hanno messi in imbarazzo) o i compagni prepotenti (che li
hanno spaventati). Avere adulti attorno che gestiscono in modo adeguato la
rabbia è importante, soprattutto per affinare le seguenti abilità:
1.
Controllare gli impulsi aggressivi: Verso i 3-4 anni i bambini
dovrebbero essere già in grado di tollerare lo sbalzo di adrenalina tipico della rabbia, senza dover
picchiare nessuno. Importante è che gli adulti accettino la rabbia e rimangano
calmi, così da poter insegnare i modi per calmarsi senza far male a nessuno
(NB. L’attacco nei confronti dei fratelli dura più a lungo…)
2.
Riconoscere
l’emozione celata dalla rabbia: Quando il bambino
comprende il dolore per il gioco rotto, la delusione verso l’ingiustizia dei
genitori, la vergogna per non aver risposto in classe e la paura causata dai
compagni, può crescere e passare oltre. Non ha più bisogno di arrabbiarsi per
difendersi da queste emozioni. Se invece non aiutiamo il bambino a comprendere
la fonte della sua rabbia, continuerà a perdere le staffe, senza risolvere il
vero problema.
3. Risolvere costruttivamente il problema:
L’obiettivo ultimo è quello di usare la rabbia come una spinta per cambiare la
situazione così che questa non si ripeta. Ad esempio: spostare il gioco dove il
fratello non può prenderlo, farsi aiutare dagli adulti a gestire i prepotenti,
ecc.. Questa ricerca di soluzioni può essere fatta solo quando il bambino è
calmo. Il bambino deve sentirsi sicuro di poter esplorare la sua rabbia, e
capire l’emozione che ci sta sotto; solo dopo aver fatto questo si può passare
alla ricerca di soluzioni.
Ma i genitori come possono aiutare?
1. ricordarsi
che tutte le emozioni sono legittime: Solo alle azioni si può
porre un limite. Se i bambini bloccano l’emozione, questa non è controllabile,
e si rischia l’aggressione. Se
invece è espressa, viene verbalizzata e non agita.
2.
porre limiti:
Accettare le emozioni non significa accettare le azioni. Picchiare non è
accettabile. Se i bambini continuano a farlo chiedono aiuto e chiedono
all’adulto di stabilire un limite. Dire “Arrabbiati pure quanto vuoi, ma non
fare del male e non rompere nulla. Vedo che sei arrabbiato, ma devo proteggere
tutti.”
3.
siate il contenitore e
il testimone della rabbia di vostro figlio. Se lui non ce la fa bloccatelo con
un abbraccio, facendogli capire che accettate la sua rabbia, e lo state
aiutando a non fare del male a nessuno. Se i bambini rompono cose o fanno male,
questo non è d’aiuto, ma somma alla rabbia il senso di colpa e l’idea di essere
persone cattive.
4.
non mandare il bambino a calmarsi da
solo: Pensate che i bambini, soprattutto se piccoli, hanno
bisogno del vostro amore e della vostra comprensione proprio quando la
“meritano di meno”. Invece di usare il “time out” che dà ai bambini il
messaggio di essere da soli con questa emozione così grossa e paurosa, provate
il “time in” che significa stare col vostro bambino ed aiutarlo a gestire la
sua emozione. Vedrete quanto il bambino mostri maggior autocontrollo quando
usate il time-in proprio perché si sente meno incapace e solo.
5.
state vicino al bambino quando è ferito: Se
sapete cos’è successo riconoscetelo: “sei così arrabbiato perché la tua torre è
caduta”. Se non lo sapete dite quello che state vedendo “stai piangendo” e date
un permesso esplicito “Va bene, tutti hanno bisogno di piangere (o di arrabbiarsi,
o di essere tristi….) a volte. Starò qui con te fino a che non stai meglio”. Se
vi dice di andar via dite: “Tu vuoi che me ne vada. Io mi sposto ma sono qui
vicino. Non mi piace lasciarti da solo con queste brutte emozioni (o emozioni
così pesanti!)”.
6.
state calmi.
Urlare a un bambino arrabbiato rinforza i sentimenti che prova già e lo fa
sentire in pericolo. Renderete solo la bufera più forte. Il vostro lavoro è
quello di ripristinare la calma, vostro figlio può comprendere come migliorare
solo da calmo. Se siete abituati ad urlare, pensate che il vostro comportamento
è un modello, e non potete pretendere quello che nemmeno voi sapete fare. I
bambini devono capire che la loro rabbia o le altre emozioni negative non sono
così paurose come sembrano –dopo tutto la mamma e il papà non ne hanno paura.
La vostra presenza li farà sentire al sicuro, e questo li aiuterà a ragionare e
a tranquillizzarsi
7.
date modo ai vostri bambini di sfogare
la rabbia sul momento. Dare un pugno ad un cuscino, ma anche battere
i piedi, oppure disegnare o scrivere perché si sente arrabbiato e poi strappare
il foglio in piccoli pezzi: lasciate “agire” la rabbia in un modo sano. Potete
poi aiutare a rilassarsi (il respiro della candela, soffiando lentamente su
ogni dito-fiamma oppure inspirare fino a 4 dal naso, espirare fino ad 8 dalla
bocca). Quando è calmo potete fare assieme una lista delle cose costruttive da
fare per gestire l’emozione negative e metterla visibile in casa. Lasciate che
sia il bambino a scriverla o ad aggiungerci immagini, di modo che la senti sua.
Usatela anche voi quando vi sentite arrabbiati.
8.
aiutate il bambino a capire i “segnali
di avviso”: Quando è stata rilasciata l’adrenalina, è
difficile controllare la rabbia. L’unica cosa che possiamo fare è essere un
porto sicuro nella tempesta. Ma possiamo aiutare il nostro bambino a capire i
segnali che precedono la sua irritazione e aiutarlo a calmarsi: il corpo è più
teso, i denti sono serrati, cambia il tono della voce (si abbassa o si alza),
c’è agitazione: “Vedo che ti stai irritando. Proviamo a calmarci un po’ e a
trovare una soluzione.”
9.
aiutate il bambino a sviluppare
l’intelligenza emotiva. I bambini che si sentono a proprio
agio con le loro emozioni gestiscono meglio la rabbia. Non negate o banalizzate
i sentimenti negativi, la rabbia, la paura. I bambini cercano di reprimere le
loro paure, la gelosia, le ansie, ma le emozioni represse prima o poi scoppiano
e creano danni. I bambini che temono le loro emozioni, rischiano a lungo andare
di avere bisogno di un aiuto professionale.
E se il figlio è adolescente?
Negli adolescenti è ancora
più chiaro che la rabbia è una maschera
per nascondere altre emozioni: frustrazione, imbarazzo, tristezza, dolore,
paura, vulnerabilità, ecc. I livelli di queste emozioni sembrano più forti, e
anche le reazioni lo sono, mettendo i giovani nei guai o esponendoli a gravi
rischi. Che fare?
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Stabilire regole e conseguenze: come per i
più piccoli, tollerare la rabbia ma non i modi inadeguati di esprimerla.
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Individuare cosa sta sotto la rabbia, quale
emozione sta mascherando.
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Individuare i segnali premonitori.
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Individuare modi positivi per alleviare la
rabbia: fare movimento, sport, arte, scrittura creativa, ballo, ascoltare
musica…
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Lasciarlo da solo ma mostrarsi vicini; quando
si calma è importante esserci per parlare.
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Gestire la propria rabbia, anche di fronte a
provocazioni ripetute: siamo i suoi primi modelli.
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Usare l’ascolto attivo e dare attenzione
massima quando c’è la disponibilità a parlare.