Mercoledì 25 marzo, in
occasione della festa del papà, è stata organizzata a Sfruz una serata sul tema
della paternità. Il relatore Giuseppe Maiolo si è reso disponibile, verso una
platea prevalentemente maschile, a proporre riflessioni, stimoli e provocazioni,
sul significato che assume la paternità oggi.
La figura del padre da
un po’ di tempo a questa parte è sotto i riflettori: è in un certo senso è più
interessante di altre perché ha subito trasformazioni consistenti e,
all’interno delle dinamiche familiari, necessita di un’attenzione particolare. Siamo
stati abituati a pensare che il rapporto con i figli sia ad appannaggio delle
madri, cosa vera forse un tempo ma che ora non è più così.
Recentemente si è
tornato a parlare frequentemente di paternità grazie anche a papa Francesco che
ha sottolineato come il padre ha bisogno di tornare in campo e di rimettersi in
azione. Della figura del padre si parlava infatti soprattutto nella comunità
scientifica, ma la figura del padre grazie al papa è ritornata nell’interesse
comune.
Attraverso la musica,
la pittura e la letteratura, sono state proposte delle provocazioni, delle
domande, nella consapevolezza che è difficile trovare chiavi di lettura attuali
che diano certezze.
In “Me lo prendi papà?”,
canzone di Gianni Morandi il padre ricrea, per accontentare il figlio, una
“arca di Noè”: la canzone ha fatto pensare a una delle funzioni del papà di
oggi, che è quella di comperare, prendere, rispondere alle esigenze dei propri
figli. La prima riflessione riguarda proprio le continue richieste da parte dei
figli, e la disponibilità del padre di rispondere a queste esigenze. Da una
parte è bello pensare che il papà riesca a rispondere alle esigenze dei figli,
nel contempo il padre non deve diventare un bancomat. C’è differenza tra il
padre affettuoso che cerca di rispondere ai bisogni generali dei figli, che è
attento, ascolta, e quello che riduce tutto alla soddisfazione dei beni
materiali. Questo duplice aspetto positivo e negativo sarà un po’ il filo rosso
della serata.
Dostoevskij dice “chi genera non è ancora padre; un padre è chi
genera e chi lo merita”, una frase forte che sottolinea come la paternità non
si conquista solo con l’aver avuto un figlio. Serve meritarselo: il merito di
essere padre lo si conquista essendo educatori, seguendo la crescita dei figli.
Non serve essere genitori perfetti, ma sufficientemente buoni.
Quali sono i padri di
oggi, chi se lo merita? Quanti sono i padri attuali? Eccone alcune tipologie:
-
Il
padre despota
-
Il
padre che sogna
-
Il
padre che soccorre
-
Il
padre amorevole
-
Il
padre putativo, che ritroviamo nella figura di Giuseppe
-
Il
padre traghettatore, che è una figura molto significativa, su cui è importante
riflettere.
La funzione paterna
più elevata è quella di accompagnare i figli, traghettarli, appunto. I figli
sono il prodotto della generatività di una coppia, ma che spesso sembrano di
interesse delle madri, soprattutto all’inizio della vita dei figli. Nel
pensiero comune il padre entra in gioco soprattutto quando i bambini iniziano a
ragionare. Una volta si pensava che fino ai 7-8 anni il compito educativo fosse
solamente legato alla madre. Ma cosa si aspettano i figli? Sicuramente
ritengono importante l’affetto e il calore materno, ma i figli hanno
sicuramente da subito “un grande bisogno di padre”. Molte storie mitologiche si
basano su questa ricerca da parte dei figli di padre. Si rappresenta il bisogno
umano di ogni individuo di avere una figura di riferimento presente. Il padre è
un coautore del figlio, la sua rilevanza è centrale soprattutto da quando il
bambino inizia a parlare, il padre aiuta a dare significati.
La funzione del padre
traghettatore si sviluppa soprattutto nel periodo in cui i ragazzi diventano
adolescenti, in un certo senso questa è una seconda nascita per i figli, che
questa volta coinvolge maggiormente i padri. Nei popoli antichi, era il padre
ad accompagnare il figlio verso il rito di passaggio che mostrava l’entrata nel
mondo adulto. Era il padre ad accogliere i figli alla fine del rito di
passaggio, alla fine del momento di distacco che sanciva la crescita dei figli.
Noi abbiamo avuto una
storia di padre-padrone, molto autoritaria, da cui da dopo la seconda guerra
mondiale ci siamo allontanati, e via via si è allentata. Il pensiero era che il
padre poteva tutto, nei confronti dei figli, anche con violenza, senza rispetto
dell’altro. Nelle nostre leggi, fino a poco tempo fa, questa idea di paternità
era molto presente. Questa idea, anche se appare lontana ed anacronistica, è purtroppo
ancora presente. Maiolo che si occupa di abusi e violenze (fisiche,
psicologiche, sociali, sessuali), che sono molto spesso perpetrati da uomini,
spesso maschi, talvolta zii o nonni, indica come, in queste situazioni l’idea
di padre-padrone è centrale.
La maggioranza dei
padri oggi sono diversi, sono cambiati. Ma il padre è carente? È assente? Papa
Francesco ha detto che i padri non ci sono. I padri sono molto più fisici ora,
sono presenti dal primo momento di vita del bambino, assistono al parto, e a
casa accudiscono i bambini, danno il biberon, addormentano ecc. Questo è molto
cambiato, una trentina di anni fa questo non accadeva perché una paternità
affettuosa si ricollegava a una diminuzione di virilità. Oggi il padre è
affettuoso, desidera stare con i figli, è paziente e curante Questa è una nuova
paternità, che ha funzioni nuove:
-
La
realizzazione degli ideali, di realizzare un progetto di sviluppo del proprio
figlio, per quello che è;
-
La
forza di aspettare e attendere;
-
La
costanza di portare avanti;
-
La
comunicazione;
-
L’impegno,
la voglia di esserci;
-
La
guida, l’accompagnatore in esperienze nuove;
-
L’aiuto
a staccarsi dalla dipendenza infantile del materno. Non si può essere autonomi
senza essere stati dipendenti, ma questa dipendenza deve rompersi ed il padre
ha una grande funzione in questo.
E’ importante
comunque, nonostante le nuove capacità di accudimento dei padri, comprenderne
la specificità e le caratteristiche che necessariamente devono essere diverse
dalla madre. Alcune qualità specifiche della paternità, alcune funzioni
specifiche sono:
-
Tempo:
nel materno il tempo è cronologico (il tempo dell’allattamento, dell’alimentazione:
noi ci costruiamo l’esperienza del tempo da queste prime esperienze) e
continuo; il tempo del padre non è quello cronologico, il padre c’è al mattino
e poi alla sera, il bambino vede il padre e poi non lo vede più. E’ uno tempo
intermittente.
-
Spazio:
nel materno lo spazio è fisico, il toccare il bambino permette a questo di
costruire la differenza con l’altro. Il padre dà vita invece ad uno spazio
mentale. il padre c’è anche quando non è fisicamente presente. Il papà entra
dentro la comunicazione della madre “quando arriva il papà…” e il bambino si
costruisce uno spazio mentale, e si crea la consapevolezza che anche se non si
è presenti si può essere pensati, che si è importanti.
-
Affetto:
l’affetto materno è scontato, la sua è una funzione primariamente d’amore,
affettiva. Quando questa credenza viene distrutta da fatti di cronaca ne siamo
sconvolti. L’amore della madre c’è sempre, è gratuito, è immediato. L’amore del
padre non è gratuito “se te lo guadagni…”, il padre dà amore se c’è una manifestazione
di competenza o di impegno o di risultati. E’ un amore guadagnato: entrambi i
tipi di amore sono importanti. Se non avessimo avuto entrambi saremo degli
adulti in difficoltà. Avere solo l’affetto materno ci farebbe diventare adulti
“in attesa di amore”, mentre la presenza dell’affettività paterna ci permette
di capire che possiamo cercare, che possiamo impegnarci per trovare amore.
“La tua
pazienza triste, delicata, ci rubò la paura” Quasimodo ci spiega con la sua poesia le funzioni del
padre: è paziente, forte, delicato e
protettivo. Dà il via a quelle che si possono definire le P della paternità
sono
-
Potenza,
-
pazienza,
-
protezione
-
perseveranza,
-
pacatezza,
-
presenza.
La paternità si
esprime se ci sono queste cose, che possono essere considerate le basi della
paternità efficace.
Mitscherlich nel 1970 scrive che stiamo andando
“Verso una società senza padri”: l’autore si chiedeva che conseguenze questo
avrebbe avuto. Negli ultimi anni si è ragionato molto sulla società dei
Bamboccioni. Il 40% dei giovani è senza lavoro, il 90% dei giovani a 24 anni si
sta ancora in casa, a 35 anni il 50% è ancora vicino a casa. Ma circa il 20%
non sta cercando lavoro. Questo vuol dire che molti giovani non hanno voglia di
crescere, aspettano, non hanno iniziativa, non sentono il bisogno di autonomia.
Questa situazione è determinata sicuramente da fattori sociali, economici, ma
forse anche da un padre che manca o da un padre assente. I padri hanno
recuperato funzioni materne, ma purtroppo hanno perso alcune importanti
funzioni paterne. Questa perdita di funzioni paterne, la perdita di corazza, di
forza, rischia di togliere ai figli dei punti di riferimento importanti. Ma che
tipi di padre disfunzionale ci sono?
-
Il
padre “fai tu”, permissivo, io ti seguo ma fai tu, per il quieto vivere fa
tutto;
-
Il
padre “quaquaraqua”, che parla tanto senza concludere nulla, che è umorale;
-
Il
padre pallido, che non ha energia, che non si sente all’altezza;
-
L’orsetto,
il padre coccolone, il “papi”;
-
Il
padre amico, “give me five”, che non permette ai figli di avere un confronto, è
giusto che gli amici si cerchino;
-
Il
padre ragioniere, che spacca il capello, che è troppo razionale, che spiega
sempre tutto;
-
Il
padre psicologo, quello che interpreta sempre tutto;
-
Il
padre vittima “con tutto quello che faccio per te”;
-
Il
padre mammo, che accudisce ma ha perso però le funzioni paterne;
Il padre oggi è
presente, anche molto più di prima, ma è spesso mancante perché più centrato su
di sé che sui figli, manca di alcune funzioni importanti per la paternità. Non
riesce a trasmettere valori. Dovrebbe diventare un Il padre pacifista, in grado
di utilizzare l’autorità, che significa aumentare la crescita del proprio
figlio, sviluppare l’empowerment, traghettare i figli verso il futuro.
Maiolo conclude
proponendo questo testo:
“Dai a tuo figlio
tutto ciò che chiede, crederà di avere diritto ad avere tutto ciò che desidera;
ridi quando tuo figlio
die parolacce, crescerà pensando che la mancanza di rispetto sia un
divertimento;
non sgridare mai tuo
figlio per il suo comportamento, pcrescerà pensando che non esistono regole
nella società;
raccogli tutto quello
che tuo figlio mette in disordine, crescerà credendo che gli altri debbano
farsi carico delle sue responsabilità;
permettigli di vedere
qualsiasi programma alla televisione, crescerà credendo che non ci siano
differenze tra l’essere bambino e l’essere adulto;
dai a tuo figlio tutto
il denaro che chiede, crescerà pensando che ottenere denaro è facile e non
esiterà a rubarlo per averlo;
mettiti sempre dalla
sua parte (contro maestri, vicini, polizia), crescerà credendo che ciò che fa è
sempre bene, sono gli altri che sbagliano”
Questo decalogo è
tratto dal sito della polizia del Texas: se noi abdichiamo la funzione paterna,
noi guidiamo i nostri figli verso un futuro infausto.