I tre temi di cui si è parlato
durante la serata sono stati:
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Quali sono i DSA?
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Quali aspetti emotivi del DSA?
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Quali linee di intervento
Quali sono i DSA?
Al giorno d’oggi tutti hanno sentito
parlare di disturbi dell’apprendimento. Un tempo non era così e chi presentava
delle difficoltà veniva etichettato come bambino pigro, svogliato, poco
impegnato, non adeguato allo studio, o addirittura poco intelligente. Quello
che accadeva è che non venivano aiutati, venivano lasciati ai margini della
classe, venivano derisi e, molto spesso, abbandonavano precocemente la scuola.
Fortunatamente oggi assistiamo ad un grande cambiamento, il problema è
maggiorante conosciuto, anche a livello normativo (legge 170 del 2010 e
successive linee guida del 2011). Gli insegnanti hanno le conoscenze necessarie
per distinguere un bambino svogliato da uno con una qualche difficoltà nella
lettura e nel calcolo. Anche i genitori sono più sensibili e consapevoli. Adesso
abbiamo strumenti per riconoscere e intervenire i DSA. Un mito da sfatare è che
oggi ci cono molti più dislessici o bambini con DSA di un tempo: questo non è
vero, è solo che un tempo questi problemi non venivano riconosciuti come tali.
Al giorno d’oggi si assiste quasi al problema contrario: si rischia di pensare
che un bambino abbia un DSA anche quando il problema è di altro tipo. E’
importante capire i criteri diagnostici sono:
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Specificità:
Circa il 20% dei bambini ha una difficoltà dell’apprendimento, mentre solo il
3% ha difficoltà specifiche (DSA). Le difficoltà aspecifiche sono riconducibili
a deficit cognitivi (es. ritardo mentale), fisici (es. sordità), sociali
(difficoltà relazionali) o psichici (disturbi dell’umore o dell’attenzione) che
danno un problema di apprendimento generalizzato e aspecifico ma che è un po’
la conseguenza di altri problemi; i DSA devono riguardare lettura, scrittura o
calcolo in termini specifici;
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Discrepanza:
riguarda lo scarto tra il livello intellettivo del bambino e le sue difficoltà.
I bambini con DSA sono intelligenti, non hanno difficoltà cognitive, ma nel
contempo mostrano delle difficoltà specifiche in un certo senso inspiegabili.
I DSA dipendono da un
malfunzionamento del sistema cerebrale ed hanno molta familiarità: un
dislessico ha il 40-60% di possibilità di avere figli dislessici. I DSA sono
quindi presenti in un individuo fin dalla nascita, ma si manifestano solo
quando è messo a confronto con la scrittura, la lettura ecc. Questo aspetto è
però importante per l’individuazione e il trattamento: la ricerca sta cercando
di trovare marcatori e segnali già in età prescolare per poter aiutare sempre
prima questi bambini. Il DSA non è una malattia, non può essere curata, ma è
una caratteristica che non abbandonerà mai l’individuo. Questo non deve
scoraggiare perché le difficoltà sono recuperabili attraverso la
riabilitazione.
Quindi, i DSA sono:
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Dislessia
è il disturbo più noto e più pervasivo perché si estende a tutti gli ambiti che
riguardano la lettura, anche ad esempio la lettura di un problema di matematica,
lo studio di un testo di scienze. La dislessia è il disturbo più studiato.
Riguarda l’incapacità di leggere in modo corretto e fluente. Il bambino ha
difficoltà a tradurre la lettera che legge al suono (fonologia) e a distinguere
fonemi simili (f-b, s-z…) o scritti in modo simile (q-p, d-b, n-u… e-o). C’è
anche una difficoltà ad autonomizzare la lettura e quindi la lettura è più
lenta e stentata, lo sforzo è molto superiore ad un lettore normale e continuo,
ed la lettura richiede troppa energia. Ecco perché il bambino dislessico sembra
disattento e svogliato: ha solo esaurito le sue scorte di energia, molto prima
degli altri. In una lingua come l’italiano (che ha molta corrispondenza tra
suono e segno) il dislessico, anche se non trattato, tende a raggiungere un
accurato livello di lettura, anche se continuerà ad essere più lento. Avrà
maggiori difficoltà nell’affrontare testi in altre lingue (es inglese). Può
inoltre avere difficoltà a tenere il segno, a individuare il verso di lettura
(il viene letto li).
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Disortografia:
riguarda la competenza ortografica, il bambino solitamente scrive con un numero
di errori molto superiore della media e che non vengono corretti nel tempo. Permangono
errori sistematici fonologici (chiave scritto ciave) e non fonologici, si
sbaglia se ci sono grafemi simili (casa-cosa), o grafemi omofoni (cu e qu), si
scrive con aggiunte (matita scritto matitita) o omissioni (domenica scritto
domeca) di sillabe, o inversioni. Ci possono essere difficoltà con aspetti
ridondanti della scrittura (accenti, doppie, maiuscole…) e ci può essere un
problema della punteggiatura.
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Disgrafia:
è un deficit di natura motoria a carico della scrittura, è un disturbo molto
diverso dai precedenti, emerge verso la terza elementare: la scrittura è molto
disordinata, poco chiara, molto irregolare, imprecisa, molto difficile da
leggere, anche per chi l’ha scritto. Ci sono problemi della postura e della
prensione della matita. E’ importante
cambiare da subito la postura scorretta. Chi ha questo problema una scarsa
difficoltà a usare lo spazio es. non riesce ad appoggiare le parole sulle
righe, la pressione del tratto è incostante, gli spazi tra le parole sono molto
diversi, il ritmo è molto diverso. C’è molta difficoltà a copiare dalla
lavagna.
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Discalculia,
disturbo delle abilità numeriche: con difficoltà nel riconoscimento del numero,
nell’ordine delle cifre (decine, unità) o nella comparazione di quantità
(maggiore, minore). Ci possono essere errori di lettura (6-9) o nella scrittura
(723 scritto 700203). Infine ci possono essere errori nell’esecuzione del
calcolo vero e proprio, sia scritto che orale. Il bambino con tale disturbo ha
solitamente difficoltà a ricordare le somme rapide.
Molto spesso queste DSA si trovano
assieme, c’è comorbidità, o si associano a difficoltà a ricordare sequenze
(giorni della settimana, mesi), date, termini specifici nelle discipline,
difficoltà nella memoria a breve termine, nella lettura dell’orologio, nella coordinazione
oculo-manuale.
Come si sentono i bambini con DSA? Quali sono i risvolti emotivi di
questi disturbi?
Spesso noi adulti puniamo,
sgridiamo… creando enorme sofferenza, soprattutto perché il bambino non vede riconosciute le sue difficoltà, ma è
considerato causa di queste. Essendo bambini intelligenti le loro difficoltà
sono fraintese e gli adulti tendono a colpevolizzare i bambini. Questo è
peggiorato dal fatto che la diagnosi si può fare solo dopo un po’ di
scolarizzazione (fine seconda, inizio terza elementare se va tutto bene). Il
bambino si sente non capito, non creduto, e cerca di evitare il problema non
facendo i compiti e compromettendo i rapporti con genitori, insegnanti,
compagni. L’alunno con DSA ha un concetto di sé negativo, con bassa autostima e
poco orgoglio di sé e poco amore per la scuola. Ha anche bassa percezione di
autoefficacia, poca perseveranza, appare più rassegnato e passivo. Il bambino
si dà spiegazioni inadeguate dei suoi insuccessi, dando colpa a sé, e in caso
di successo dà la colpa alla fortuna: questo atteggiamento non è funzionale
all’apprendimento. I bambini con DSA sono molto ansiosi e cercano di difendersi
con l’evitamento. Altra emozione tipica è la rabbia, verso gli altri, o la
depressione (causata da continui fallimenti).
Rispetto agli altri bambini, questi sono spesso esclusi. C’è una situazione di impotenza appresa: si
crea quindi un circolo vizioso, dove sono sempre meno i tentativi di “provarci
ancora”.
Come intervenire?
Tre sono i principali tipi di
interventi possibili:
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Compensare:
il cui scopo è ridurre gli effetti negativi bypassando le principali
difficoltà. Al bambino in difficoltà si danno quindi strumenti diversi per
raggiungere comunque l’obiettivo: ad esempio registratore per ascoltare la
lezione e non leggere il libro, computer con correttore automatico,
calcolatrice. Questi metodi bisogna usarli con saggezza, per evitare che se ne
faccia un sopruso immotivato.
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Dispensare:
tutti quegli interventi che consentono
di non svolgere alcune cose, per evitare situazioni stressanti al bambino (es. non leggere ad altra voce,
dalla scrittura veloce, ecc.) o l’allungamento dei tempi previsti per la
conclusione di un compito.
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Riabilitare:
reinsegnare la funzione compromessa; promuovendo una didattica personalizzata e
proponendo dei trattamenti specifici; paradossalmente questo metodo è il meno
usato ma è l’unico che cerca di trovare una strategia diversa per alleviare il
deficit. In questo modo si sviluppa l’autonomia, permettendo di risolvere
autonomamente i problemi, di sentirsi efficaci e capaci. Solo il 20% dei DSA fa
riabilitazione.
Diagnosi precoce e riabilitazione
diminuiscono le conseguenze del DSA nel 75% dei casi. Importantissimo è
lavorare sulla motivazione e sugli atteggiamenti negativi del ragazzo. es parlare
del bambino all’interno della classe per non farlo sentire privilegiato
nell’attuazione di alcuni interventi e nel contempo per parlare con la classe
di diversità e difficoltà. Sarebbe importante usare il circle time per parlare
delle proprie debolezze e difficoltà, facendo sentire meno solo e diverso il
bambino con DSA. Bisogna ridurre l’ansia capire che fallimento è normale e
prevedibile, si può sbagliare, non si apprende nulla senza sbagliare;
dall’altra parte è importante incoraggiare, far notare miglioramenti e cercare
di valorizzare gli sforzi. Per fare questo e per raggiungere successi e
miglioramenti è importantissimo valorizzare il lavoro di rete tra famiglia,
scuola e professionisti.
La serata si è conclusa con una
citazione di Einstein, che pare avesse un DSA:
“Ognuno è un genio, ma se si
valuta un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà
tutta la vita a sentirsi stupido”.