domenica 7 giugno 2015

Riassunto serata su Dislessia e disturbi specifici dell’apprendimento


I tre temi di cui si è parlato durante la serata sono stati:
-          Quali sono i DSA?
-          Quali aspetti emotivi del DSA?
-          Quali linee di intervento
Quali sono i DSA?
Al giorno d’oggi tutti hanno sentito parlare di disturbi dell’apprendimento. Un tempo non era così e chi presentava delle difficoltà veniva etichettato come bambino pigro, svogliato, poco impegnato, non adeguato allo studio, o addirittura poco intelligente. Quello che accadeva è che non venivano aiutati, venivano lasciati ai margini della classe, venivano derisi e, molto spesso, abbandonavano precocemente la scuola. Fortunatamente oggi assistiamo ad un grande cambiamento, il problema è maggiorante conosciuto, anche a livello normativo (legge 170 del 2010 e successive linee guida del 2011). Gli insegnanti hanno le conoscenze necessarie per distinguere un bambino svogliato da uno con una qualche difficoltà nella lettura e nel calcolo. Anche i genitori sono più sensibili e consapevoli. Adesso abbiamo strumenti per riconoscere e intervenire i DSA. Un mito da sfatare è che oggi ci cono molti più dislessici o bambini con DSA di un tempo: questo non è vero, è solo che un tempo questi problemi non venivano riconosciuti come tali. Al giorno d’oggi si assiste quasi al problema contrario: si rischia di pensare che un bambino abbia un DSA anche quando il problema è di altro tipo. E’ importante capire i criteri diagnostici sono:
-          Specificità: Circa il 20% dei bambini ha una difficoltà dell’apprendimento, mentre solo il 3% ha difficoltà specifiche (DSA). Le difficoltà aspecifiche sono riconducibili a deficit cognitivi (es. ritardo mentale), fisici (es. sordità), sociali (difficoltà relazionali) o psichici (disturbi dell’umore o dell’attenzione) che danno un problema di apprendimento generalizzato e aspecifico ma che è un po’ la conseguenza di altri problemi; i DSA devono riguardare lettura, scrittura o calcolo in termini specifici;
-          Discrepanza: riguarda lo scarto tra il livello intellettivo del bambino e le sue difficoltà. I bambini con DSA sono intelligenti, non hanno difficoltà cognitive, ma nel contempo mostrano delle difficoltà specifiche in un certo senso inspiegabili.
I DSA dipendono da un malfunzionamento del sistema cerebrale ed hanno molta familiarità: un dislessico ha il 40-60% di possibilità di avere figli dislessici. I DSA sono quindi presenti in un individuo fin dalla nascita, ma si manifestano solo quando è messo a confronto con la scrittura, la lettura ecc. Questo aspetto è però importante per l’individuazione e il trattamento: la ricerca sta cercando di trovare marcatori e segnali già in età prescolare per poter aiutare sempre prima questi bambini. Il DSA non è una malattia, non può essere curata, ma è una caratteristica che non abbandonerà mai l’individuo. Questo non deve scoraggiare perché le difficoltà sono recuperabili attraverso la riabilitazione.
Quindi, i DSA sono:
-          Dislessia è il disturbo più noto e più pervasivo perché si estende a tutti gli ambiti che riguardano la lettura, anche ad esempio la lettura di un problema di matematica, lo studio di un testo di scienze. La dislessia è il disturbo più studiato. Riguarda l’incapacità di leggere in modo corretto e fluente. Il bambino ha difficoltà a tradurre la lettera che legge al suono (fonologia) e a distinguere fonemi simili (f-b, s-z…) o scritti in modo simile (q-p, d-b, n-u… e-o). C’è anche una difficoltà ad autonomizzare la lettura e quindi la lettura è più lenta e stentata, lo sforzo è molto superiore ad un lettore normale e continuo, ed la lettura richiede troppa energia. Ecco perché il bambino dislessico sembra disattento e svogliato: ha solo esaurito le sue scorte di energia, molto prima degli altri. In una lingua come l’italiano (che ha molta corrispondenza tra suono e segno) il dislessico, anche se non trattato, tende a raggiungere un accurato livello di lettura, anche se continuerà ad essere più lento. Avrà maggiori difficoltà nell’affrontare testi in altre lingue (es inglese). Può inoltre avere difficoltà a tenere il segno, a individuare il verso di lettura (il viene letto li).
-          Disortografia: riguarda la competenza ortografica, il bambino solitamente scrive con un numero di errori molto superiore della media e che non vengono corretti nel tempo. Permangono errori sistematici fonologici (chiave scritto ciave) e non fonologici, si sbaglia se ci sono grafemi simili (casa-cosa), o grafemi omofoni (cu e qu), si scrive con aggiunte (matita scritto matitita) o omissioni (domenica scritto domeca) di sillabe, o inversioni. Ci possono essere difficoltà con aspetti ridondanti della scrittura (accenti, doppie, maiuscole…) e ci può essere un problema della punteggiatura.
-          Disgrafia: è un deficit di natura motoria a carico della scrittura, è un disturbo molto diverso dai precedenti, emerge verso la terza elementare: la scrittura è molto disordinata, poco chiara, molto irregolare, imprecisa, molto difficile da leggere, anche per chi l’ha scritto. Ci sono problemi della postura e della prensione della matita.  E’ importante cambiare da subito la postura scorretta. Chi ha questo problema una scarsa difficoltà a usare lo spazio es. non riesce ad appoggiare le parole sulle righe, la pressione del tratto è incostante, gli spazi tra le parole sono molto diversi, il ritmo è molto diverso. C’è molta difficoltà a copiare dalla lavagna.
-          Discalculia, disturbo delle abilità numeriche: con difficoltà nel riconoscimento del numero, nell’ordine delle cifre (decine, unità) o nella comparazione di quantità (maggiore, minore). Ci possono essere errori di lettura (6-9) o nella scrittura (723 scritto 700203). Infine ci possono essere errori nell’esecuzione del calcolo vero e proprio, sia scritto che orale. Il bambino con tale disturbo ha solitamente difficoltà a ricordare le somme rapide.
Molto spesso queste DSA si trovano assieme, c’è comorbidità, o si associano a difficoltà a ricordare sequenze (giorni della settimana, mesi), date, termini specifici nelle discipline, difficoltà nella memoria a breve termine, nella lettura dell’orologio, nella coordinazione oculo-manuale.
Come si sentono i bambini con DSA? Quali sono i risvolti emotivi di questi disturbi?
Spesso noi adulti puniamo, sgridiamo… creando enorme sofferenza, soprattutto perché il bambino  non vede riconosciute le sue difficoltà, ma è considerato causa di queste. Essendo bambini intelligenti le loro difficoltà sono fraintese e gli adulti tendono a colpevolizzare i bambini. Questo è peggiorato dal fatto che la diagnosi si può fare solo dopo un po’ di scolarizzazione (fine seconda, inizio terza elementare se va tutto bene). Il bambino si sente non capito, non creduto, e cerca di evitare il problema non facendo i compiti e compromettendo i rapporti con genitori, insegnanti, compagni. L’alunno con DSA ha un concetto di sé negativo, con bassa autostima e poco orgoglio di sé e poco amore per la scuola. Ha anche bassa percezione di autoefficacia, poca perseveranza, appare più rassegnato e passivo. Il bambino si dà spiegazioni inadeguate dei suoi insuccessi, dando colpa a sé, e in caso di successo dà la colpa alla fortuna: questo atteggiamento non è funzionale all’apprendimento. I bambini con DSA sono molto ansiosi e cercano di difendersi con l’evitamento. Altra emozione tipica è la rabbia, verso gli altri, o la depressione (causata da continui fallimenti).  Rispetto agli altri bambini, questi sono spesso esclusi.  C’è una situazione di impotenza appresa: si crea quindi un circolo vizioso, dove sono sempre meno i tentativi di “provarci ancora”.
Come intervenire?
Tre sono i principali tipi di interventi possibili:
-          Compensare: il cui scopo è ridurre gli effetti negativi bypassando le principali difficoltà. Al bambino in difficoltà si danno quindi strumenti diversi per raggiungere comunque l’obiettivo: ad esempio registratore per ascoltare la lezione e non leggere il libro, computer con correttore automatico, calcolatrice. Questi metodi bisogna usarli con saggezza, per evitare che se ne faccia un sopruso immotivato.
-          Dispensare:  tutti quegli interventi che consentono di non svolgere alcune cose, per evitare situazioni stressanti  al bambino (es. non leggere ad altra voce, dalla scrittura veloce, ecc.) o l’allungamento dei tempi previsti per la conclusione di un compito.
-          Riabilitare: reinsegnare la funzione compromessa; promuovendo una didattica personalizzata e proponendo dei trattamenti specifici; paradossalmente questo metodo è il meno usato ma è l’unico che cerca di trovare una strategia diversa per alleviare il deficit. In questo modo si sviluppa l’autonomia, permettendo di risolvere autonomamente i problemi, di sentirsi efficaci e capaci. Solo il 20% dei DSA fa riabilitazione.
Diagnosi precoce e riabilitazione diminuiscono le conseguenze del DSA nel 75% dei casi. Importantissimo è lavorare sulla motivazione e sugli atteggiamenti negativi del ragazzo. es parlare del bambino all’interno della classe per non farlo sentire privilegiato nell’attuazione di alcuni interventi e nel contempo per parlare con la classe di diversità e difficoltà. Sarebbe importante usare il circle time per parlare delle proprie debolezze e difficoltà, facendo sentire meno solo e diverso il bambino con DSA. Bisogna ridurre l’ansia capire che fallimento è normale e prevedibile, si può sbagliare, non si apprende nulla senza sbagliare; dall’altra parte è importante incoraggiare, far notare miglioramenti e cercare di valorizzare gli sforzi. Per fare questo e per raggiungere successi e miglioramenti è importantissimo valorizzare il lavoro di rete tra famiglia, scuola e professionisti.
La serata si è conclusa con una citazione di Einstein, che pare avesse un DSA:

“Ognuno è un genio, ma se si valuta un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la vita a sentirsi stupido”.