ABC delle emozioni
Per essere buoni allenatori di emozioni
dobbiamo conoscerne la loro origine. Una delle teorie a riguardo risulta
particolarmente chiara, facile da comprendere e da applicare: l’ABC delle
emozioni.
Spesso
pensiamo che siano le cose che ci accadono (A) a generare l’emozione ed il
conseguente comportamento (C): ad esempio vengo preso in giro (A) e quindi mi
arrabbio (C) e offendo l’altro.
Questo
è un modo impreciso di spiegare le emozioni. In effetti tra A e C c’è
qualcos’altro: i nostri pensieri riguardo l’evento. Se nell’esempio precedente
il mio pensiero è “Non lo sopporto, ora gliela faccio pagare” sarò arrabbiato e
offenderò, ma se invece penso “E’ terribile, non valgo nulla” sarò triste e piangerò.
Sono
spesso i pensieri, e non quello che succede a farci sentire in un certo modo.
Se al punto B
prevalgono pensieri realistici e oggettivi riguardo all'evento attivante, la
reazione emotiva risulterà adeguata. Se invece prevalgono distorsioni della
realtà o valutazioni esagerate o estremamente negative, ne deriverà, al punto
C, una reazione emotiva e comportamentale disturbata. I pensieri distorti,
irrazionali, dannosi sono una brutta
abitudine, un virus mentale che possiamo riuscire a debellare. Come
possiamo classificare questi pensieri inadeguati:
1. Doverizzazioni: “Io devo assolutamente…!”;
“Tu devi per forza…!” “Il mondo intero e le condizioni in cui vivo devono ...!”
4.
Svalutazione:
consiste nel giudicare una persona nella sua globalità “Hai fatto una cosa
stupida, quindi sei uno stupido”. Porta a far uso di etichette che esprimono
giudizi globali.
5.
Condanna:
giudizio "morale" sulla persona. “Sei un mascalzone e la devi
pagare”. Può essere rivolta sia agli altri che a se stessi.
6.
Pensieri del tipo sempre
o mai: pensieri che tendono a generalizzare “sempre”,
“mai”, “nessuno”, “tutti”.
Limitare o eliminare questi pensieri permette
di agire e reagire diversamente alle situazioni che ci circondano.
Altro punto fondamentale: molto spesso si
pensa di dover risolvere i problemi pratici, e non quelli emotivi
PROBELMI
PRATICI
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PROBLEMI
EMOTIVI
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“Mia figlia mi ha risposto male”
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RABBIA
|
“Mio figlio non mi chiede aiuto”
|
TRISTEZZA
|
Vedremo che è meglio pensare prima ai
problemi emotivi, e solo successivamente ai problemi pratici (se non si sono
risolti da soli, modificando la nostra reazione emotiva).
Bisogna lavorare sui “B” (passando da
doveri/pretese a desideri/preferenze): questo permette di sostituire le
emozioni dannose (che bloccano la crescita personale, che intralciano la
soluzione del problema, che rendono infelici) con emozioni più salutari, dove
sia l’intensità e la gravità sono attenuate ma che hanno anche una qualità
diversa.
Emozioni
spiacevoli e dannose
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Emozioni
spiacevoli ma salutari
|
1. Ansia
e paura
2. Odio
e rabbia
3. Disperazione
e depressione
4. Estrema
frustrazione
5. Senso
di colpa
6. Forte
dolore
7. Vergogna
8. Gelosia
estrema
9. Umiliazione
10. Odio
verso sé stessi
|
1. Preoccupazione
2. Fastidio
3. Tristezza
4. Disappunto
5. Rimorso
6. Dispiacere
7. Rammarico
8. Lieve
gelosia
9. Imbarazzo
10. Disappunto
con intenzione di migliorare
|
I “B” sono delle brutte abitudini, che si
attivano automaticamente ma che possiamo modificare. Da dove derivano i “B”?
1.
Dalla nostra storia personale e dai messaggi
che ci hanno inviato le persone attorno a noi (genitori, familiari, amici,
compagni, insegnanti…)
2.
Dalla società e dai Mass media
3.
Dal carattere e dalla propensione individuale
4. Dalle
conoscenze e dalle credenze che abbiamo
Come
modifico i “B”?
1.
Pensando ad un modello positivo: un
conoscente, un personaggio famoso o inventato che ammiro, chiedendomi come
reagirebbe nella mia situazione
2.
Affinando le mie conoscenze e aspettative
(che possono sfatate alcuni miei pensieri dannosi)
3.
Utilizzando l’immaginazione (della situazione
problema e delle mie reazioni)
4.
Usando queste affermazioni di
fronteggiamento, come una specie di mantra:
- “Le
cose a volte vanno male, è duro ma posso sopportarlo”
- “Questo
non mi piace, ma lo sopporto”
- “È
difficile, ma posso farcela”
- “Questo
non mi piace, ma posso affrontarlo”
- “È
doloroso, ma non è la fine del mondo.”
Se ci alleniamo ad una buona gestione dei
nostri “B” possiamo allenare i nostri figli ad una corretta gestione delle
emozioni, sia con un adeguato esempio, sia esplicitando i “B” sottostanti alle
loro reazioni.