martedì 15 settembre 2015

Laboratorio sulle emozioni - seconda parte

ABC delle emozioni

Per essere buoni allenatori di emozioni dobbiamo conoscerne la loro origine. Una delle teorie a riguardo risulta particolarmente chiara, facile da comprendere e da applicare: l’ABC delle emozioni.
Spesso pensiamo che siano le cose che ci accadono (A) a generare l’emozione ed il conseguente comportamento (C): ad esempio vengo preso in giro (A) e quindi mi arrabbio (C) e offendo l’altro.



Questo è un modo impreciso di spiegare le emozioni. In effetti tra A e C c’è qualcos’altro: i nostri pensieri riguardo l’evento. Se nell’esempio precedente il mio pensiero è “Non lo sopporto, ora gliela faccio pagare” sarò arrabbiato e offenderò, ma se invece penso “E’ terribile, non valgo nulla” sarò triste e piangerò.




Sono spesso i pensieri, e non quello che succede a farci sentire in un certo modo.
Se al punto B prevalgono pensieri realistici e oggettivi riguardo all'evento attivante, la reazione emotiva risulterà adeguata. Se invece prevalgono distorsioni della realtà o valutazioni esagerate o estremamente negative, ne deriverà, al punto C, una reazione emotiva e comportamentale disturbata. I pensieri distorti, irrazionali, dannosi sono una brutta abitudine, un virus mentale che possiamo riuscire a debellare. Come possiamo classificare questi pensieri inadeguati:

1.      Doverizzazioni: “Io devo assolutamente…!”; “Tu devi per forza…!” “Il mondo intero e le condizioni in cui vivo devono ...!”
2.      Catastrofismo: “è terribile”, “orrendo”;
3.      Insopportabilità: “non sopporto che...”, “non lo tollero”, “è insostenibile…”.
4.      Svalutazione: consiste nel giudicare una persona nella sua globalità “Hai fatto una cosa stupida, quindi sei uno stupido”. Porta a far uso di etichette che esprimono giudizi globali.
5.      Condanna: giudizio "morale" sulla persona. “Sei un mascalzone e la devi pagare”. Può essere rivolta sia agli altri che a se stessi.
6.      Pensieri del tipo sempre o mai: pensieri che tendono a generalizzare “sempre”, “mai”, “nessuno”, “tutti”.

Limitare o eliminare questi pensieri permette di agire e reagire diversamente alle situazioni che ci circondano.
Altro punto fondamentale: molto spesso si pensa di dover risolvere i problemi pratici, e non quelli emotivi
PROBELMI PRATICI
PROBLEMI EMOTIVI
“Mia figlia mi ha risposto male”
RABBIA
“Mio figlio non mi chiede aiuto”
TRISTEZZA

Vedremo che è meglio pensare prima ai problemi emotivi, e solo successivamente ai problemi pratici (se non si sono risolti da soli, modificando la nostra reazione emotiva).
Bisogna lavorare sui “B” (passando da doveri/pretese a desideri/preferenze): questo permette di sostituire le emozioni dannose (che bloccano la crescita personale, che intralciano la soluzione del problema, che rendono infelici) con emozioni più salutari, dove sia l’intensità e la gravità sono attenuate ma che hanno anche una qualità diversa.


Emozioni spiacevoli e dannose
Emozioni spiacevoli ma salutari
1.      Ansia e paura
2.      Odio e rabbia
3.      Disperazione e depressione
4.      Estrema frustrazione
5.      Senso di colpa
6.      Forte dolore
7.      Vergogna
8.      Gelosia estrema
9.      Umiliazione
10.  Odio verso sé stessi
1.      Preoccupazione
2.      Fastidio
3.      Tristezza
4.      Disappunto
5.      Rimorso
6.      Dispiacere
7.      Rammarico
8.      Lieve gelosia
9.      Imbarazzo
10.  Disappunto con intenzione di migliorare


I “B” sono delle brutte abitudini, che si attivano automaticamente ma che possiamo modificare. Da dove derivano i “B”?
1.      Dalla nostra storia personale e dai messaggi che ci hanno inviato le persone attorno a noi (genitori, familiari, amici, compagni, insegnanti…)
2.      Dalla società e dai Mass media
3.      Dal carattere e dalla propensione individuale
4.      Dalle conoscenze e dalle credenze che abbiamo

Come modifico i “B”?
1.       Pensando ad un modello positivo: un conoscente, un personaggio famoso o inventato che ammiro, chiedendomi come reagirebbe nella mia situazione
2.       Affinando le mie conoscenze e aspettative (che possono sfatate alcuni miei pensieri dannosi)
3.       Utilizzando l’immaginazione (della situazione problema e delle mie reazioni)
4.       Usando queste affermazioni di fronteggiamento, come una specie di mantra:
      1. “Le cose a volte vanno male, è duro ma posso sopportarlo”
      2. “Questo non mi piace, ma lo sopporto”
      3. “È difficile, ma posso farcela”
      4. “Questo non mi piace, ma posso affrontarlo”
      5. “È doloroso, ma non è la fine del mondo.”
Se ci alleniamo ad una buona gestione dei nostri “B” possiamo allenare i nostri figli ad una corretta gestione delle emozioni, sia con un adeguato esempio, sia esplicitando i “B” sottostanti alle loro reazioni.