domenica 16 agosto 2015

Semi di Saggezza - II parte

Semi di saggezza seconda parte

Giuseppe Maiolo

“Il Padre che sostiene i bisogni non è il padre bancomat.”

C’è molta differenza tra il padre affettuoso che cerca di rispondere ai bisogni generali dei figli, che è attento, ascolta, partecipa e quello che riduce tutto alla soddisfazione dei beni materiali. E’ importante comprendere che le cose di cui i figli hanno più bisogno sono ben lungi dall’essere materiali: anche se loro dicono il contrario.

“Chi genera non è ancora padre; un padre è chi genera e chi lo merita”

Il merito di essere padre lo si conquista essendo educatori, seguendo la crescita dei figli, essendoci. E’ un impegno continuo ripagato da un legame che durerà per sempre e dal vedere ogni giorno nei figli il frutto del proprio impegno.

“C’è un grande bisogno di padre”

Che deve essere una figura di riferimento presente, fin da subito. Il padre non è una figura di serie B o meno importante della madre. E’ comunque diversa dalla figura materna, ha un ruolo diverso, ma che aiuta a dare significati al mondo ed è essenziale per il benessere dei bambini e della famiglia. Ci deve essere un padre che diventa traghettatore, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, e che sostiene il difficile processo di crescita.

Maria Vender

“Ognuno è un genio, ma se si valuta un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la vita a sentirsi stupido”.

Spesso noi puniamo, sgridiamo, rimproveriamo i bambini con DSA (soprattutto se non ancora riconosciuto) perché pare impossibile che un bambino sveglio, capace in altri campi (discrepanza) si perda in una cosa che a noi appare facile (specificità). Dobbiamo invece sostenere i bambini nella ricerca delle strategie che più possono aiutarli. Vederli ed accettarli per quello che sono. Non cercare di vedere in loro una scimmia se sono pesci!!!

“Coinvolgere la classe nell'azione col bambino”

La classe è una risorsa che deve essere usata sia per far capire al bambino con DSA che ognuno può avere delle difficoltà e quindi “normalizzare” le sue, sia per far comprendere agli altri che alcune consegne diverse rispondono a un bisogno diverso e non ad un privilegio. Lavorare con la classe per creare solidarietà e collaborazione è importante non solo per l’aspetto didattico ma anche per quello emotivo.

“Puntare sulla riabilitazione”

Per assurdo l’azione che risulta più efficace per aiutare un bambino con DSA è quella meno praticata. Ben vengano i tentativi di Compensare,  il cui scopo è ridurre gli effetti negativi bypassando le principali difficoltà (es. dare strumenti diversi) e Dispensare, per evitare situazioni stressanti  al bambino ma l’importante è non dimenticare l’intervento riabilitativo, reinsegnando la funzione compromessa, promuovendo una didattica personalizzata